I- L’esibizionista è di norma ipocrita e astuto. Si nasconde sotto un panno, come sotto la devozione. Sostiene Victor Hugo ne L’Uomo che ride, che ci sono stati, nella storia, esibizionisti che non si sono scoperti del tutto, in specie donne, che hanno goduto ancora di più per questi “Spettacoli Ridotti”: “un’approssimazione di donna nuda”, infatti, è “più subdola e più pericolosa della schietta nudità”.
“Elisabetta I, la grande regina inglese, “mostrava le cosce a Bassompierre, ed era vergine. Ciò che essa aveva fatto per Bassompierre, la regina di Saba l’aveva fatto per Salomone”. Ossia: “Regina Saba coram rege crura denudavit”: “La regina Saba mostrò le cosce alla presenza del re”.

II- “Jean Jacques Rousseau, nelle sue Confessioni, confida che egli, già giovane fatto, amava sporgere da dietro un angolo, dopo averle denudate, le parti del corpo che abitualmente si celano, e attendere così al varco le donne che passavano”.
Lo afferma Dostoevskij ne L’Adolescente, e l’accusa si fonda su alcuni passi delle memorie del filosofo, inequivocabili, come questo: “Andavo cercando viali oscuri, angoli nascosti in cui potessi mostrarmi da lontano alle persone di altro sesso in quello stato in cui avrei voluto trovarmi accanto a loro. Quel che loro vedevano non era l’oggetto osceno: era l’oggetto ridicolo. Lo sciocco piacere che provavo nell’esibirlo sotto i loro occhi, non si può descrivere”.
Il tono della confidenza è tale che Sciascia accusa Rousseau d’essere, in verità, più che un confessore sincero e pentito delle proprie perversioni, un “esibizionista dell’esibizionismo”. E non si può dar torto al letterato siciliano: con la scusa di un commento moraleggiante, Jean-Jacques rievocava scene pruriginose, solo per rinnovare il piacere di “metterle in mostra”.

disegnato da Mauro Cicarè
III- Ecco infine un racconto “insolito”, imperniato sugli “effetti collaterali” dell’Esibizionismo. Ha il sapore di una brutta fiaba, ma è una storia vera. Si trova in Psiche e condizionamento, un libro dello psicologo Ugo Marzuoli:
“Osservazione clinica n. 7. Una signora sofferente di agorafobia che nell’infanzia fu dominata da una curiosità sessuale pari all’accanimento con cui la madre cercava di reprimerla, ricorda con molta chiarezza questo episodio:
All’età di sette anni pregò con insistenza il nonno paterno di mostrarle i genitali. Vuoi perché esasperato dalla testardaggine della nipote, vuoi perché la senilità lo aveva reso alquanto esibizionista, il vecchio glieli mostrò. Alla vista dei genitali la bambina fu colta da una violenta nausea e vomitò la marmellata di mirtilli che in quel momento stava mangiando. L’episodio ebbe un seguito: tutte le volte che la bambina mangiava quella marmellata, era colta da nausea e conati di vomito. Tale reazione si verificava soltanto per quel particolare cibo. La bambina fu costretta alla fine ad astenersene, essendo sopraggiunta in lei una spiccata avversione, una vera e propria fobia per la marmellata di mirtilli.
Vi è da aggiungere che la paziente evitò per molti anni di ripetere esperienze visive che potessero somigliare a quella suddetta, e che l’attuale nevrosi ebbe inizio il giorno in cui ella, ormai adulta, fu indotta a guardare e toccare i genitali di un uomo”.

Secondo lo psicoterapeuta Marzuoli, dunque, la senilità rende “esibizionisti” anche coloro che non lo sono mai stati, né in gioventù, né in un’età più matura.
È vero che, raggiunta un’età veneranda, l’uomo ha visto pendergli davanti il proprio sesso almeno un milione di volte, in solitudine, e chissà quante in compagnia. Non si può parlare neppure di abitudine, è come il paesaggio su cui ci si affaccia dalla finestra: c’è, è lì. Allora, come si può convincere il vecchio che quello che ha visto tante volte in vita sua, non sia ormai una figura familiare un po’ a tutti?