“IL CAVALIERE ROMANO LUCIO ELVIO STAVA RIENTRANDO IN APULIA DOPO LA CELEBRAZIONE DEI GIOCHI ROMANI; GIUNTO NELL’AGRO STELLATE, LA GIOVANE FIGLIA CHE GLI CAVALCAVA ACCANTO FU COLPITA E UCCISA DA UN FULMINE: LA SUA VESTE APPARVE STRAPPATA ALL’ALTEZZA DELL’INGUINE, LA LINGUA DI FUORI,  DAL MOMENTO CHE IL FUOCO ERA USCITO PER LA BOCCA DOPO ESSERE PENETRATO DAL BASSO. IL RESPONSO DELL’ORACOLO FU CHE SI PREANNUNCIAVA DISONORE ALLE DONNE VERGINI COME ALL’ORDINE EQUESTRE, POICHÉ I FINIMENTI DEL CAVALLO ERANO STATI SCOMPIGLIATI”.

[La descrizione dell’operato d’un fulmine gaglioffo e osceno in Giulio Ossequente, Prodigi, 37]