Il Pierrot Fumista di Jules Laforgue é “poeta assai lirico”, ma, soprattutto, “agente di borsa”. Laforgue non lo specifica, ma deve essere vestito e impettito come un rampante funzionario d’Alta Finanza: un tight, o meglio ancora un frac scurissimo, penso, invece che il tradizionale pierrottesco abito pallido e lacrimoso d’innumerevoli balli in maschera.
É poi “fumiste”: lo intendo nel senso che fuma in continuazione un enorme sigaro avana; ma il significato giusto della parola è “contaballe” come si conviene a quel tipo particolare di allibratore che alligna nei mercati dei titoli; e Pierrot si propone pure, all’evenienza, se c’è da arrotondare i pochi guadagni giornalieri, come “fumista”: cioè spazzacamino privo d’ogni dignità. Così che, rincasando la sera dopo il suo duplice o triplice lavoro, gli rimane in viso qualche residuo di nerofumo. Appena uno sbaffo, oblungo, sul labbro superiore, simile all’impronta d’un salsicciotto nero d’inchiostro, e lo riconosciamo immediatamente: é Groucho Marx.
Groucho come lo vedeva tornare dal set suo figlio Arthur: “più abbattuto del solito, e, con ancora addosso la sua giacca del frac e i baffi neri dipinti (normalmente era troppo stanco per cambiarsi), prendeva posto a capotavola”.
Come possa un poeta e letterato ottocentesco, Jules Laforgue, morto appena ventisettenne nel 1887 in Francia, aver presagito un Groucho Marx nato nel 1890 a New York, é un altro come si dice par di maniche. Né il sublime autore delle Moralità leggendarie pare essere tra le letture preferite del comico. Il mistero, se tale é, é poco interessante.
Tutta la piéce Pierrot Fumista é organizzata come una farsa dei fratelli Marx, appena un po’ più “colta”. I tempi, le parodie, i tic, le esagerazioni, le coreografie, sono gli stessi.
Pierrot alla bella edicolante: “Beato colui che diventerà proprietario del vostro circondario!” – battuta degna di Groucho in veste libertina.
Pierrot alla fidanzata Colombinetta: “Bimba mia, avete per caso un po’ di fondi? Oh! non alludo mica al capitale delle ragazze di cui parla Dumas figlio!” – tipico doppio senso grouchiano.
Altri grouchismi: Pierrot battibecca con la suocera. Pierrot si sposa, ma invece di guidare il corteo nuziale sulla sua vettura, si infila dentro una carrozza delle pompe funebri di passaggio nella stessa strada. Il cocchiere (che potrebbe essere Harpo) scende e cerca di estrarlo trascinandolo via per i piedi. “Pierrot si avvinghia ai cuscini, strillando come un’aquila”. Allora un perdigiorno (che potrebbe essere Chico), rivolto al vetturino delle onoranze funebri: “Si rimorchia, eh?”
Finalmente riportato accanto alla moglie, Pierrot fugge, approfittando dello sportello incustodito della carrozza nuziale. Lo ripigliano al mercato, mentre sta ordinando una “rosa sconosciuta”, ma citata da Linneo.
Dopo le nozze, un accattone (di nuovo Chico?), mano protesa, gli si avvicina: “Ho cinque figli piccoli, mio buon Monsieur Pierrot…”. Il poeta-finanziere si inalbera: “Ehi, voi, é forse un’ allusione alla mia nota impotenza? Non mi pare che sia il momento adatto!”
Tipica di Groucho é anche la misoginia del contaballe laforgueano.
Pierrot Fumista ama, ardentemente, la sua giovane consorte, Colombinetta. Tuttavia non consuma il matrimonio, si limita a contemplare le nudità della moglie addormentata, e a punirsi se la desidera troppo. La suocera e il medico di famiglia lo denunciano. Dopo mesi in cui rifiuta d’essere interrogato dal Tribunale o visitato dai periti, lo si dichiara impotente, e si sciolgono le nozze. La notte stessa in cui ha perduto il processo, Pierrot la trascorre sfiancando d’amore Colombinetta, “come un toro”. La mattina successiva, parte per il Cairo: “leggero leggero e sogghignante, ballando nel suo scompartimento a ogni stazione”.
Non sappiamo nulla del suo viaggio d’andata, ma il ritorno di questo Pierrot dall’Africa desertica é di sicuro quello immortalato nel film successivo a Cocoanuts: Animal Crakers, del 1930. Il ballo improvvisato dal personaggio di Laforgue é certamente lo stesso che Groucho esegue, appena giunto nella villa della sua ospite Margaret Dumont, sulle note indimenticabili di “Hooray for Captain Spaulding”.
Groucho, l’Inevitabile – così si definisce – era un avventuriero della Parola e dello scherzo verbale. Amico stretto del poeta Eliot, Marx presentiva che il proprio destino era misteriosamente legato a quello di Lawrence D’Arabia. “Questi” (lui e Lawrence) “sono uomini che danno da pensare”: dice l’ultima riga della sua autobiografia, Memorie d’un irresistibile Libertino.
[in copertina: Groucho e Lisette Verea (Una notte a Casablanca, 1946)]