I- Edmund Halley, il grande astronomo della Cometa – nel 1692 –, e John Cleves Symmes, ex capitano di fanteria – nel 1818 –, furono folgorati dall’intuizione che il nostro pianeta fosse una sorta di gran matrioska o scatola cinese: un mondo dentro un mondo dentro un mondo, ecc.
Halley era convinto che la Terra racchiudesse nel suo interno altre tre sfere, grandi come Venere, Marte e Mercurio, ognuna separata dall’altra, ognuna rotante sul medesimo asse, ognuna dotata d’atmosfera.
Symmes ipotizzò che le numerose sfere contenute all’interno della Terra Vuota, comunicassero tra loro attraverso un tunnel, un canale che traforava le regioni polari del Globo.
Queste ipotesi raggiunsero (e, in parte, convinsero) lo scrittore Jules Verne, autore d’un symmesiano Viaggio al Centro della Terra (1864).
Il medico statunitense Cyrus Reed Teed rifiutò l’impostazione dei suoi precursori. La sua tesi fu assai più semplice e molto più azzardata: ovviamente, essendo la più sbalorditiva delle tre, conobbe un maggior successo e ancora oggi può contare su un discreto numero di divulgatori.
Per Symmes e Halley, tutte le creature terrestri abitano la superficie del nostro pianeta, empito di ignote sfere, una dentro l’altra, poste sullo stesso asse. Teed lo nega. Anche per il medico americano la Terra è una sfera cava: ma noi viviamo dentro la Terra, come oscure talpe.
Ne consegue, che il Cielo “sopra di noi” è un’illusione ottica. Il Cielo, infatti, alzando gli occhi, ci appare curvo, concavo. Già il poeta latino Ennio aveva notato che il Firmamento somigliava a una bocca spalancata, e a lui, secondo Cicerone dobbiamo la metafora – caduta assai in disuso –: “il palato del cielo” (coeli palatum). Il medico nordamericano sfruttò questa arcaica intuizione, spiegando: il Cielo – o meglio, quel che noi crediamo tale – ci appare concavo perché, aderisce, esattamente come noi, all’interno di una sfera. Tinteggia, è il caso di dirlo, la parte più in alto, ma è sempre dentro lo stesso globo.
II- L’ispirazione, Teed l’ebbe in sogno.
Nel 1869 una “bella Signora” gli apparve mentre dormiva e gli rivelò, che né la Terra gira intorno al sole, né, viceversa, il sole intorno alla Terra. Stella e pianeta se ne restano, allora, immobili? Neppure. Tertium semper datur: ogni Combinatoria degna di questo nome, abduce o “retroduce” (per usare la terminologia di Peirce) sempre terze, quarte, quinte, ecc., esponenziali possibilità di complicazione.
In quell’intimo incontro onirico, Teed apprese che il nostro Pianeta contiene al suo interno l’intera nostra Galassia. Dentro il suo nucleo ci sono – in proporzioni molto più ridotte di quel che crede la nostra scienza ufficiale –, tanto il Sole, che la Luna. Ciò che incombe su di noi come un soffitto non è il Cielo, ma, in realtà, il Centro luminoso della Terra.
Naturalmente i postulati di questa Scienza nuova dovevano dar conto di alcune apparenti lacune o contraddizioni; per fare un solo esempio: l’alternanza, che avvertiamo tutti, di giorno e notte. Teed risolse così: il sole gira su se stesso: per metà è luminoso (e allora è giorno), per metà buio, invisibile (e allora fa notte). Le stelle, le galassie, che ci appaiono lontanissime, sono in realtà immagini riflesse, punti focali che traggono la loro luminosità, di rimbalzo, dalle rotazioni dell’astro solare appeso al centro della Terra.
La “bella Signora” apparsa a Teed era, indubbiamente, una lettrice di Platone, se non un’incarnazione dell’Idea Platonica stessa. È infatti evidente, in questa visione, l’influsso del “Mito della Caverna”, che il filosofo greco espose nel Libro VII de La Repubblica . Al pari di Platone, anche Cyrus Teed ritrasse i suoi Uomini Sotterranei (cioè: noi) come un’accolita di stupidi, che normalmente non s’accorgono di dove sono rinchiusi; tuttavia, al contrario del suo ispiratore, negò all’Umanità qualsiasi possibilità di risalita.
Dopo aver comunicato a Teed, succintamente, i fondamenti di questa Cosmologia rivoluzionaria (antropocentrica e anti-copernicana), l’avvenente Dama lo insignì col titolo di “Nuovo Messia”. L’onorificenza spinse il medico, più tardi, ad assumere un nome maggiormente enimmatico e confacente per le folle: Koresh.
Teed-Koresh tradusse le sue teorie sulla “Terra Cava” e le altre verità scientifiche di cui era il solo detentore, in un libro, The Cellular Cosmogony (1870), e ne trasse lo spunto per la fondazione di un “Comitato Geodetico Koreshiano” sicuramente attivo ancora alla fine del secolo decimonono.
Come racconta Martin Gardner, nel favoloso Fads and Fallacies in the Name of Science, il medico, ormai calato nella sua veste profetica, aveva affermato che, per ottenere la prova che noi calpestiamo la superficie d’una “Terra Cava” – riposta all’interno d’una Sfera e quindi non convessa –, bastava tracciare una lunga linea orizzontale: prima o poi la linea si sarebbe “scontrata con la curva ascendente del terreno o del mare”.
Il “Comitato Geodetico Koreshano” si preoccupò di dimostrare empiricamente e definitivamente la teoria, attraverso un rilevamento effettuato, nel 1897, sulla costa occidentale della Florida. Per l’occasione furono impiegati degli appositi regoli di legno, chiamati “Rettilineatori”. La prova, evidentemente, fu soddisfacente, anche se: solo per la Setta. Gli scienziati ortodossi se ne disinteressarono, persistendo – secondo i koreshiani – nelle loro fallaci opinioni.
Pauwels e Bergier sostengono che Koresh raccolse intorno a sé almeno quattromila proseliti, e che “morì nel 1908, dopo aver annunciato che il suo cadavere non si sarebbe putrefatto. Ma i suoi fedeli dovettero farlo imbalsamare in capo a due giorni”.
III- Un seguace di Koresh, Peter Bender, ne esportò in Germania la cosmografia rivoluzionaria, innovandola e trasformandola in “Dottrina (totale) della Terra Cava”, definizione che la lingua tedesca permette di concentrare in un’unica breve parola, secca come un ordine: Holweltlehre. Bender era un asso dell’aviazione teutonica, eppure, nonostante le sue assidue frequentazioni celesti, negò che in cielo brillassero Stelle e Pianeti che non fossero il Sole e la Luna. L’intero Cosmo, posto al centro della Terra Concava, era, per lui, un Universo Fantasma: nient’altro che una sfera azzurrognola punteggiata di corpicini luminosi, un planetario da stanza per bambini, che sembrava accendersi di notte. Ma in realtà la Notte stessa era un’allucinazione; un’illusione, dovuta al passaggio di una massiccia nube scura, traforata, davanti al sole.
Hitler, che credeva ciecamente a ogni dottrina magica, e con lui i suoi gerarchi, non rinunciarono alle promesse di conquista che a loro dischiudeva la Dottrina della Terra Cava. Nel loro delirio permanente, purtroppo fin troppo “reale” e praticabile, i pazzoidi del Terzo Reich ritennero che una Terra così fatta sarebbe stata più facilmente e integralmente soggiogabile – con i soprusi, con le armi, con il dispiego della tecnologia.
Il führer organizzò nell’aprile del 1942 una spedizione nell’isola di Rügen, nel mar Baltico, reclutando i migliori specialisti del Reich nel campo delle onde elettromagnetiche. La “Concavità” della Terra doveva permettere a questa missione di osservare tutti i movimenti della lontanissima flotta navale britannica, grazie a potentissimi radar orientati verso il Cielo (ossia, puntati verso il centro della Terra). Naturalmente l’impresa si rivelò un fiasco clamoroso.
Umberto Eco (in un saggio intitolato: “Dalla Terra piatta alla Terra cava”), annota: “si dice persino che furono sbagliati alcuni tiri delle V-1 proprio perché si calcolava la traiettoria partendo dall’ipotesi di una superficie concava e non convessa. Dove – se è vero – si vede l’utilità storica e provvidenziale delle astronomie deliranti”.
Albani, Buonarroti e della Bella nell’indispensabile Forse Queneau, aggiungono che Bender, fino allora “sostenuto dai capi nazisti”, fu poi “rinchiuso e incenerito in un lager per scienziati”. Ma le notizie su questo spericolato aviatore non sono del tutto certe, perché spesso lo si confonde con un suo fan altrettanto (e forse ancor più pazzo): Karl Neupert. A meno che non si tratti della stessa persona.
Il fallimento dell’Holweltlehre, tuttavia, non è stato totale. Umberto Eco aggiunge in un suo libro che ancora nel 1983 un matematico egiziano, Mostafa Abdelkader, ha sviluppato un modello teorico secondo il quale sarebbe possibile conciliare “la geometria di un mondo concavo con i fenomeni della levata e del tramonto del sole”. I seguaci di Koresh dunque non disarmano, nonostante, nel frattempo, le nostre astronavi si siano posate sulla Luna, e i nostri satelliti – invece di frantumarsi contro la volta concava della Terra – abbiano varcato i confini del sistema Solare.
Ma certo la dottrina di Teed e Bender potrebbe trarre nuovo impulso dall’intuizione – che qualcuno ha già avuto – che il nostro Pianeta è, sì, cavo, ma che pure contro ogni apparenza al suo interno contiene tutto, veramente tutto, lo sconfinato Universo di Stephen Hawking e Albert Einstein, e persino quello in espansione “accelerata” di Saul Perlmutter, Brian P. Schmidt e Adam Riess.
[dalla Fantaenciclopedia]
[in copertina: La creazione del Mondo, di Hieronymus Bosch (retro delle ante del trittico Il Giardino delle Delizie)]