Racconta Aulo Gellio che Archita il Pitagorico fece un modello in legno di una colomba, e, grazie a un congegno meccanico, lo fece volare. In un capitolo del Trattato dell’Arte della Pittura il Lomazzo scrive che anche il grande Leonardo avrebbe realizzato più di un automa: e tra questi un leone che il Vinci fece camminare dinnanzi a Francesco Primo, “di sua posta”, ossia senza concorso esterno. Avanzò quel leone, “mirabile artificio”, fino a che giunse al trono del re, e lì si fermò, “aprendosi il petto, tutto ripieno di gigli, & diversi fiori”.
“Il celebre Regiomontano”, sostiene Leopardi in un documentato saggio su L’Anima delle Bestie, “seppe costruire un’Aquila, che volando per l’aria indicava ad un Imperatore la via verso Norimberga; il medesimo fabbricò una mosca volante”. Ancora, in Leopardi, si narra “che da una prigione in Marocco lavorossi una statua, la quale dalla carcere recandosi al reale palagio, e quivi piegate d’innanzi al Rè le ginocchia, ed in atto supplichevole porgendogli un memoriale impetrò al suo artefice la libertà”.
Quanto più erano perfetti, tanto più gli Automi favorivano la causa di Cartesio. I cartesiani utilizzavano a mo’ di esempio la fama di Meccanismi Semoventi come quelli citati, per dimostrare – per assurdo – che vitalità e moto non dipendono necessariamente da un’anima. Erano convinti che gli Animali fossero macchine, né più, né meno, come le loro repliche sotto forma di robot.

Cartesiana per missione e ispirazione fu sicuramente una delle “anatomie mobili” più famose della Storia, inventata dal francese Jacques de Vaucanson (1709-1782) – un’Anatra, anche detta: il “canard digérateur”. L’uccello meccanico allungava il collo “per prendere il grano dalla mano”, quindi l’inghiottiva, l’assimilava e lo restituiva “digerito per intero attraverso i canali abituali (par les voies ordinaires)”.
Fu soprattutto questa portentosa attività “defecatoria” a suscitare la meraviglia e il plauso dei contemporanei: si erano viste altre bestie automatiche, ma mai nulla di simile.
Vaucanson si vantava in modo particolare dell’apparato digerente della sua creatura: uno stomaco che procedeva non triturando ma dissolvendo il mangime, “come negli animali veri”. Prima ancora che la meccanica si apprestasse a sostituire il lavoro delle bestie nei campi, nei mulini, nelle fabbriche, proprio all’alba della civiltà dei mattatoi automatici e della carne inscatolata nella latta, l’ingegneria dimostrava di essere in grado di sostituire gli animali, alla bisogna, in toto. Parodiandoli persino in ciò che avevano di spregevole e superfluo. Non senza una piccola furbizia.
Nel 1844, più di un secolo dopo la sua apparizione, il mago Robert-Houdin testimoniò di aver riparato l’anatra di Vaucanson. Secondo lui, l’ingranaggio simulava la digestione, e i semi inghiottiti erano depositati sul fondo di un recipiente nascosto sotto l’automa, che veniva svuotato a rappresentazione conclusa. Anche la famosa “evacuazione” dell’uccello era una frode: si trattava di “mollica di pane tinta di verde”, già preparata all’interno del volatile, che veniva espulsa con un semplice scatto da una molla meccanica.
Lo storico degli Androidi Losano, a discolpa di Vaucanson, insinuò che “il canard digérateur” aggiustato da Robert-Houdin potesse essere una copia, e non l’originale. Tuttavia l’Abate Sauri, anticartesiano, sulla base di una “spiata” era arrivato alle stesse conclusioni del prestidigitatore già nel 1773: la sostanza che si pretendeva digerita, era nascosta a suo dire in un canale riposto nelle zampe dell’anatra.

[dalla Fantaenciclopedia]