Eroine, Eroi e Malvagi (uomini e donne) che esistono solo nell’Immaginazione di poeti e drammaturghi sono sempre stati mutilati o uccisi dai loro autori. Fuor della letteratura e delle arti plastiche, nel campo della Musica per esempio – non parlo d’opere, operette, balletti e pantomime, ma di “Sinfonie” – lo si è fatto più di rado, perché raramente i compositori hanno assassinato i loro temi “musicali”, come se fossero persone.

in una caricatura di Grandville
Credo che il compositore francese Hector Berlioz vanti questo primato: è il primo musicista che abbia attentato alla vita di un essere totalmente musicale (senza corpo, né spirito, né anima, né voce, né pensieri): un essere che viveva solo dentro le note d’una partitura, affidata esclusivamente agli strumenti.
La bella fanciulla irraggiungibile, l’ “idea fissa” che ossessiona l’Artista – il personaggio principale – della Sinfonia Fantastica, è davvero una creatura intessuta solo di musica, ma non per questo meno “reale”. Tangibile e concreta, al punto che è soggetta a straordinari, umanissimi e tragici accidenti.

Quando s’immagina definitivamente respinto dalla donna che ama, il protagonista della Sinfonia Fantastica s’avvelena con l’oppio. Non ne muore, ma viene sprofondato, – così riassume uno stupefatto Schumann –, “in un sonno pieno di paurose visioni. Egli sogna d’aver ucciso la fanciulla e, condannato a morte, d’assistere al suo stesso supplizio. Il corteo si pone in movimento; una marcia, ora cupa e selvaggia, ora brillante e festosa, lo accompagna”. Ma ecco che avviene un fatto sorprendente. L’artista sul patibolo rivolge un ultimo pensiero alla sua bella, e naturalmente essa, “l’amata, l’idea fissa”, appena viene evocata, torna alla sua mente: “ma soltanto a metà” perché subito viene “spezzata dal colpo della scure“. Berlioz, lasciando cadere con violenza la mannaia su quel collo, ha tagliato il suo leitmotif in due tronconi, e uno l’ha mandato all’altro mondo. In questo modo, da “Fantasma Musicale”, la “presenza mozza” dell’idée fixe stride e si fa notare ancor di più che se fosse vera e completa.

Solo nei sogni, immagino, ci capita talvolta d’essere sul punto d’assistere alla comparsa di simili creature.
Che improvvisano per noi dormienti un’apparizione, una effusione di vita, e la lasciano a metà, subito dileguandosi.
[in copertina: Il Duetto, di Gerrit van Honthorst (1624)]










