
Umberto Mojmir Ježek ha fatto un regalo al nostro sito: la possibilità di pubblicare in anteprima una grande tavola (quasi una storia completa) con la sua versione moderna di “Dracula”. Un piccolo “film”, permeato dalla sua poetica “erotica”, ben nota e apprezzata di suoi numerosissimi ammiratori. Si esalta, la vena dell’artista, nel rappresentare la sensualità del “tocco” del Vampiro: l’accentuata, ripetuta pressione dei polpastrelli sul seno della vittima rimanda sicuramente alla “materialità” del ratto nell’Apollo e Dafne di Bernini, la sua scultura preferita, visibile nella Galleria Borghese di Roma; a questo capolavoro e al mito che sottende, Mojmir ha anche dedicato un film.
Perché questo “Dracula”? Ježek (che l’aveva quasi dimenticato tra le sue carte) ce lo spiega così:
“Nella mia giovinezza, ho amato molto Edgar Allan Poe, ed anche i suoi scritti sulla Poetica, in cui spiegava, per esempio a proposito dei delitti della Rue Morgue, come costruiva i suoi racconti partendo da un nodo originario, un gomitolo molto stretto e dipanandone poi i diversi fili. In quel clima letterario, ho anche amato molto Bram Stoker, le sue due storie che in Dracula si riuniscono con lo sbarco del branco di topi famelici su quel molo nella nebbia. Questa pagina fumettata “mi devi come se avessi già chiesto e mi hai detto quando mi avvertirà quando sarà il momento” l’ho disegnata senza nessun scopo, in un pomeriggio in cui fantasticavo su Dracula”.

Mojmir U. Ježek, pittore, scultore, artista poliedrico, vignettista, grafico, fumettista e velista, è nato a Roma da padre ceco e madre italiana. Nel ’68 è stato tra i fondatori dello studio di grafica “Fantastici 4 “. Dopo un lungo periodo di militanza politica è tornato, alla fine dei ’70, alla grafica e al disegno illustrando “Il libro di religione” sui rapporti, nella storia, tra religione e potere (Savelli) e “No…” una “controstoria” dei popoli indiani dell’ America del Nord (Ar&A).
Dal 1978 entra a “la Repubblica” e poco dopo ne diviene vignettista e illustratore. In seguito, all’apertura del magazine “il Venerdì”, inizia a illustrare, e fino ad oggi, la rubrica “Questioni di cuore” di Natalia Aspesi.
Durante gli anni ’80 pubblica su Linus “Madame Inquieta”, una femminista che ha il cuore al posto della testa. Dopo una lunga assenza, il personaggio riappare, per l’ultima volta, su “Cuore”. In questi anni collabora saltuariamente con altri giornali, tra cui il Male e Playboy. Negli anni successivi inizia a disegnare alcune sequenze al confine tra pittura e illustrazione, con ritagli da testi letterari: “Amori Crudeli” da Junichiro Tanizaki, “Distanze” e “Porte” da Peter Handke, il “Macellaio” da Alina Reyes e “Nature vive” con una scelta di versi del “Cantico dei Cantici” della Bibbia. Queste “storie”sono state pubblicate su riviste a fumetti: l’Echo des Savanes, El Vibora, Epix e Blue, e alcune poi presentate in mostre personali alle gallerie l’Image, Yanika e alla Nuova Pesa, Roma.
I suoi “cuori” sono stati esposti alla galleria Nuages, Milano e alla galleria dell’Incisione, Brescia, oltre che all’Image di Roma, alla libreria Bocca di Milano e all’Etage 20 di Dusseldorf. Nel 2001 il Comune di Napoli gli ha dedicato la vasta mostra personale “Batticuori” a Castel dell’Ovo. Nell’ ottobre 2003 viene invitato da Lucca Comics a esporre i suoi cuori a Villa Bottini.
Nel 2004-2005 si sono tenute mostre alla storica libreria Bocca di Milano, all’Istituto italiano di Cultura di Dusseldorf e di Praga. Sempre a Praga, nel 2005, espone acrilici su cartone alla galleria Art on paper, e nel 2007 i suoi cuori alla galleria Nostress. Nel 2006 il Comune di Roma gli dedica una personale alla Sala S.Rita. Nel febbraio 2009 partecipa alla mostra “Hard Art” con un grande altorilievo della serie “Trigonometria sferica”.

Ultimamente si sta dedicando alla pittura e all’altorilievo su gommapiuma. Il ritratto di Idi Amin Dada è apparso nella collettiva “Pagine nere” alla galleria l’Attico di Fabio Sargentini a Roma. Alla Sala1 di Roma espone, tra il dicembre 2009 e gennaio 2010, “Morbidi ritratti”, realizzati in gommapiuma dipinta e disegnata con la spara punti. Partecipa nel 2010 alla mostra itinerante collettiva “omaggio a De Chirico” organizzata dalla galleria Ca’ d’oro negli Stati Uniti. Sempre con l’organizzazione della stessa galleria è presente, con la sua “Callas-Aida” alla mostra collettiva “Verdi” all’auditorium della Conciliazione nel 2013 e a Miami.
Viene premiato al festival del cinema di Bergamo 2012 ed invitato al simposio “The state of the Art” promosso da Marc Fumaroli a Chantilly nel novembre 2012. Nel maggio 2013, il Museo di Roma a palazzo Braschi proietta il video in un’affollata serata. “Batticuori” è stato anche il titolo di una mostra che gli ha dedicato il Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Attualmente lavora anche su grandi sculture di rame battuto, che rappresentano soprattutto forme femminili.
Senza rinunciare alla sua ispirazione di artista visivo, da anni Ježek si dedica anche a una spropositata impresa letteraria: dimostrare che il “vero Shakespeare” è in realtà un italiano immigrato alla corte di Elisabetta, e “naturalizzato” inglese: il mitico e poco conosciuto John Florio, grande intellettuale erede del nostro Rinascimento, eminenza grigia che ha avuto un’enorme influenza sulla cultura dell’Inghilterra tra Cinque e Seicento. I suoi studi culminano adesso in un libro che consiglio vivamente: “Chi ha scritto Shakespeare?” (Graus Edizioni), che elenca alcune prove definite “schiaccianti” a favore della tesi floriana.










