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Vespucci, il continente dei Cannibali e il trattamento delle Donne

I-  La scoperta che le genti del nuovo mondo erano Cannibali fu abbastanza precoce, e si può dire emozionò gli europei quanto la scoperta geografica in sé. Ne diede notizia, tra i primi, il navigatore fiorentino Amerigo Vespucci.

Theodore de Bry: Vespucci sbarca in America

Nel terzo dei suoi viaggi, l’esploratore approdò su una riva popolata di donne indie; allora i Portoghesi spedirono presso di loro, a parlamentare, un giovane marinaio di bellissimo aspetto, convinti che la sua avvenenza le avrebbe addolcite ed ammansite.
“Noi per assicurarlo”, narra Vespucci in una lettera, “entrammo ne’ battelli, e lui si fu per le donne: e come giunse a loro gli feciono un gran cerchio intorno, toccandolo, e mirandolo si meravigliavano”.

Udendo, vicini alla riva, quelle sonore espressioni d’ammirazione, i marinai credettero che il loro bell’ambasciatore avesse fatto colpo. E così era, ma solo in un certo senso. Perché, al culmine dei loro approcci, una di quelle donne venne giù “dal monte, e traeva un gran palo nella mano, e come giunse donde stava il nostro Cristiano, gli venne per addietro; e alzato il bastone gli dette tam grande il colpo, che lo distese morto in terra. In un subito le altre donne lo presono pe’ piedi, e lo strascinarono pe’ piedi verso il monte, e gli uomini saltarono verso la spiaggia, e con loro archi, e saette a saettarci, e poson la nostra gente in tanta paura, surti con li battelli sopra le fatesce [secche], che stavano in terra, che per le molte saette, che ci mettevano nelli battelli, nessuno accertava di pigliare l’arme; pure disparammo loro quattro tiri di bombarda, e non accertarono; salvo che udito il tuono, tutti fuggirono verso il monte, e dove stavano già le donne facendo a pezzi il Cristiano, e ad un gran fuoco, ch’avevon fatto, lo stavano arrostendo a vista nostra, mostrando i molti pezzi, e mangiandoseli […]; il che ci pesò molto”.

L’episodio – per sé orripilante –  suggerisce al pedante, spontaneo, un dilemma: l’appetito carnale-sessuale è forse travisabile, tra i popoli meno scolarizzati, come appetito carnale-di stomaco, ossia, come fame? Quelle povere amerinde non riconobbero l’esatta provenienza anatomica delle loro pulsioni? O tra un amplesso e un lauto pasto preferirono quest’ultimo? Ma: in questo caso, perché non mangiarsi il bel marinaio dopo l’amore?

II- In un mappamondo argenteo del 1530, l’America del Sud viene denominata tout-court “Terra Cannibale”.
Anche sulla base delle prime relazioni, molte delle quali assurde e pilotate, si accese quindi un dibattito, se fosse lecito o no perpetrare contro quelle genti troppo “selvatiche” qualsiasi violenza o abuso. I cristianissimi conquistatori e colonizzatori spagnoli, ritenevano, e erano pronti a dimostrarlo, che gli Indios non “facessero parte del Genere Umano”.

Theodore De Bry: illustrazione per la Narratio di Bartolomé De Las Casas,
“Crimini degli Spagnoli contro gli Indios”

Solo il 2 giugno 1537, e solo grazie a una bolla di papa Paolo III, fu posta la parola “fine” alla spinosa diatriba.
La missiva, che si intitolava “Veritas Ipsa” (“La Verità stessa”) e che passò alla storia anche col nome “Sublimis Deus” o “Excelsus Deus”, stabilì: che “gli indios sono veri uomini”, che sono ampiamente a auspicabilmente “convertibili” e che, di conseguenza, “non vanno ridotti in schiavitù né spogliati dei loro beni”. La storia dimostrò poi che, invece che un ordine, fu solo un pio proposito, ma la rivendicazione di base non era affatto disprezzabile.

Per includere ufficialmente nell’Umanità le popolazioni indigene delle Americhe fu sufficiente, quindi, una bolla papale.
Mentre per sentenziare che la Donna fa egualmente parte della specie “Homo” fu necessario, pare, un Concilio che riunì l’intero clero vescovile gallico.

Già nel V secolo, si dice, un concilio si occupò della questione: Gesù ha salvato solo gli uomini, o anche le donne? I convenuti diedero risposta affermativa, ma il dibattito fu lungo e sfibrante. Se la donna possedesse o no un’anima è un dilemma che, a detta di Alberto Savinio, fu ancora discusso in uno dei Sinodi di Orange, nel VI secolo: e che fosse portata all’attenzione della santa adunanza, dimostra che i partigiani dell’opinione contraria erano almeno autorevoli, se non numerosi.

Ma secondo il Dizionario di Bayle fu solo col concilio di Mâcon, nel 585, che si stabilì definitivamente, sia pure dopo molte sedute, che le donne appartenevano al genere umano.

Primo Concilio Ecumenico della Storia

La tematica affrontata dai vescovi in quella sede sparì poi dai canoni che riassunsero i risultati dei dibattiti, ma Gregorio di Tours – anche se assente – nella sua Storia dei Franchi registrò l’eco della controversia, reagendo con ribrezzo alla sola idea che si fosse discusso un tema come questo.

Probabilmente si tratta di leggende: chi sollevò la questione voleva limitarla all’ambito linguistico, sembrandogli paradossale che anche la Femmina venisse considerata “Homo”.
Ma non c’è dubbio, e la storia del cristianesimo sta a dimostrarlo, che nessuna “bolla” ha mai messo in discussione la “servitù” della Donna rispetto all’Uomo.

Oggi nei Sinodi le donne sono invitate (o meglio tollerate) come “osservatrici”, sempre con ruoli di secondo piano. Paolo l’Apostolo, già quasi duemila anni fa voleva che mantenessero un contegno silenzioso e proibiva lor di prendere la parola nei Consessi.

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Adan Zzywwurath (Franco Porcarelli) giornalista, produttore, sceneggiatore di film, documentari e fumetti, ha pubblicato 5 libri.

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