
Il celebre “Carcere Panottico” ideato da Jeremy Bentham – la prigione a forma di raggiera in cui un solo ispettore, posto nell’alto di una torre, può sorvegliare centinaia di detenuti –, sembra non sia mai stato edificato, ma più volte si giunse in prossimità della sua inaugurazione.
Si dice, che Bentham stesso si impegnò finanziariamente in questa impresa, ma due volte, una comprando un terreno per il penitenziario, l’altra acquistando un castello, finì rovinato.
Bentham, che Foucault chiamò il “Fourier di una società poliziesca”, era un’utopista del Voyeurismo: la versione terroristica, proiettata su scala sociale, dell’immaginazione malata di un maniaco.

Lo scopo della sua architettura “panoptica”, in realtà, era molteplice. La stanza destinata a fungere da Guardiola – che era anche l’abitazione dell’Ispettore Principale (o capo-guardiano) – doveva essere abbastanza grande per contenere il suo intero nucleo famigliare. “In questo modo”, scrive Bentham, “ci saranno in realtà tanti ispettori quanti sono i componenti della famiglia, mentre uno solo tra tutti sarà pagato per il lavoro svolto […]. Quest’attività prenderà il posto di quella grande e costante fonte di svago che, per le persone svogliate e sedentarie della città, è il guardare fuori della finestra.
Quale fonte di divertimento avrebbero trovato le bambine e i bambini figli degli ispettori, sbirciando nelle celle antigieniche di assassini, pervertiti e ergastolani, non è specificato. Ma sembra sia la stessa che trattiene le folle davanti al televisore, a partire dalla metà del secolo ventesimo.

fulgido esempio della nascita di una “Civiltà dello Spettacolo”
Risparmiare sul personale carcerario, era però solo il primo, e il meno interessante, dei fini del filosofo. Jeremy era attratto da altri vantaggi. Per esempio, dalla prospettiva che la stessa forma dell’alveare penitenziario e la completa visibilità delle celle dovessero incutere, al detenuto, il terrore d’essere sorpreso in ogni momento dalle guardie.
Ancora più rivelatore è notare che il vecchio Bentham, ormai in là con gli anni, scoprendo le carte abbia confessato che il suo sogno era di “diventare l’ispettore della torre centrale” del suo carcere panottico. All’interno dell’edificio che aveva progettato, sciamavano le sue ossessioni, degne di un abbietto Uomo della folla, come ce lo descrive Edgar Allan Poe.
Jeremy Bentham, unanimemente considerato tra i padri fondatori dell’Utilitarismo, inventò anche una particolare “tortura psicologica” da applicare nelle galere. Se ne trova un ragguaglio nello straordinario libro di Jevolella, I Sogni della Storia: suggerì che le celle venissero dipinte di nero. “Le prigioni, dipinte di nero, devono generare l’idea della clausura, della costrizione che frustra ogni speranza di evasione. Sulle loro mura verranno raffigurati gli emblemi del crimine: una tigre un serpente, una faina, che rappresentano gli istinti malvagi. All’interno, due scheletri sospesi ai lati di una porta di ferro colpiranno l’immaginazione. Si crederà di vedere la spaventosa dimora della Morte“.

Ancora più maniacale, ancora (se possibile) più “Voyeur”, Jeremy agonizzando pretese che la propria, e spaventosa, “dimora della Morte”, fosse visibile a tutti. Dispose nelle sue ultime volontà che il suo corpo fosse “donato alla Scienza”, e che, dopo essere stato solennemente sezionato, venisse [cito dalla Fantaenciclopedia] “imbalsamato, imbottito, rivestito con cilindro e bastone da passeggio, e infine posto a sedere su uno scranno e conservato in un’aula dell’University College, in Londra. Ma soprattutto il filosofo diede due direttive ineludibili: la prima, che la sua mummia fosse mostrata pubblicamente, e per sempre; la seconda, che gli occhi del suo cadavere restassero perennemente spalancati“.
