I- Il celebre e meraviglioso cartone animato di Chuck Jones, One Froggy Evening, che fu anche candidato all’Oscar nel 1956, sembra a prima vista del tutto inventato.
Una rana viene trovata, viva, murata dentro la “prima pietra” delle fondamenta di una vecchia costruzione che sta per essere demolita. La ranocchia si rivela un prodigioso ballerino e canterino di vaudeville, e sembra destinata a diventare una miniera d’oro fin dal suo debutto nello show-business – ma, purtroppo, si esibisce solo in privato, smodatamente ed esclusivamente per lo scorno del barbone che l’ha scoperta. Davanti al pubblico pagante si limita a gracchiare, con il solito vitreo sguardo ebete, tipico di questi indolenti anfibi.
Una lunga e documentata tradizione dimostra che la storia di Chuck Jones non è per nulla frutto di fantasia. Almeno, a dar retta al Berlitz.
Nel 1865, nelle vicinanze di Leeds, alcuni operai (rappresentanti d’una classe che troppo spesso si ricorda per scoperte come queste, piuttosto che per il contributo anonimo e sanguinoso dato al progresso dell’Umanità) – lavorando in una cava –, trovarono un rospo vivo, sepolto nel calcare di magnesio, a una profondità di circa sette metri e mezzo dalla superficie. L’animaletto probabilmente era lì da secoli, se non da millenni. Non riusciva a gracidare, ma emetteva dalle narici “versi simili a latrati”.
Esternava così il suo disappunto per essere stato disturbato? o era riconoscente verso chi l’aveva liberato dalla noia, dall’abulia? Non lo sapremo mai.
Morì, come è naturale, pochi giorni dopo il dissotterramento.
Negli stessi anni, il cercatore d’argento Moses Gaines, spaccando un masso di quasi un metro cubico, aveva scoperto nel suo interno un rospo “lungo poco meno di otto centimetri, molto grasso” – ma, soprattutto, vivo. I suoi occhi erano enormi, sproporzionati rispetto al resto del corpo. La bestiolina viene descritta dal periodico Scientific American, come estremamente pigra. Non si riuscì nemmeno a farle saltare un bastoncino.
III- Piaghe Egiziache
Le rane invaditrici, la seconda delle dieci piaghe d’Egitto ai tempi di Mosè, potrebbero sembrare, tra tutti i flagelli, i meno impressionanti. Sono fastidiose sì, non è bello trovarsele dappertutto, persino nel “letto” e nelle “madie” [Esodo, 7, 28], ma certo si può persino convivere con esse. Non sono poi così sudicie e antiestetiche. In più sono persino commestibili. Difficile far tentennare un Faraone irremovibile agitando lo spauracchio di un’invasione come questa. La tradizione ebraica si è ovviamente accorta che, come Piaga Divina, la minaccia non valeva molto, e ha precisato allora che le rane tormentavano gli Egiziani “col loro gracidare, entrando persino nelle loro viscere” [Pacifici, Midrashim].
III- Ranocchie Antipiretiche
Ambroise Paré riferisce perplesso il caso di Magdelaine Sarboucat, che nel 1517, a Bois-le-Roy, partorì un bimbetto in tutto simile a una ranocchia. Interrogato a questo proposito, il padre del neonato ammise con il medico locale che sua moglie era rimasta incinta mentre, espletando i suoi doveri coniugali, stringeva una ranocchia in mano. Poiché questa pratica di stimolazione erotica è davvero rara, il sanitario pretese e ottenne un’ulteriore spiegazione. Dalla quale risultò che la colpa di quella nascita mostruosa era stata causata da uno specifico e particolare antipiretico. Magdelaine aveva preso una brutta febbre: allora, “una delle vicine le aveva consigliato, per guarire, che prendesse una ranocchia viva nella mano, e che la tenesse in pugno fintanto che la ranocchia non fosse morta; la notte, lei se n’era andata a dormire con suo marito, avendo sempre la ranocchia nella mano, e lei e suo marito s’erano abbracciati e lei di conseguenza aveva concepito; per cui – conclude Paré –, per virtù immaginativa, ella poi aveva partorito un bambino con la testa di ranocchia”.