Il peggiore nemico dell’Arte non è il tiranno, non è l’Inquisizione, l’Indice, la censura; non è l’alcool o la droga, non è la malattia mentale, e neppure l’indigenza, atavica per l’artista come per il boscimano. Il peggior nemico dell’arte è: l’importuno. La Persona Molesta, che è sempre in agguato.
Nel 1797, Samuel Taylor Coleridge, indisposto, assume un oppiaceo, o un ipnotico. Il sonno lo raggiunge mentre legge nei Pellegrinaggi di Purchas un passo ispirato dal capitolo 74 del Milione, il libro di memorie del veneziano Marco Polo: “Proprio là il khan Kubla ordinò si costruisse un palazzo circondato da un giardino maestoso, e così dieci miglia di terreno fertile furono racchiusi da un muro…”. Si parla dell’incompiuta “Dimòra d’Estate” di Xanadu (Shang-Tu o Ciandù), eretta da Kubla Khan alla metà del Milleduecento.
Inabissatosi nel Sogno, come sotto segreta dettatura Coleridge compita, o ascolta, almeno mille bellissimi versi che esaltano l’impresa architettonica di quel selvaggio imperatore. Si sveglia, febbrilmente comincia a trascriverli. Sono tra le rime più sublimi dell’intera letteratura inglese, quindi, del mondo. Ma: ahimé!, sospira il poeta – parlando di sé come fosse un terzo –, “in quel momento, purtroppo, lo distrasse una persona giunta lì da Porlock, per certi affari, che lo chiamò e lo trattenne fuori della stanza per più di un’ora; cosicché, al suo ritorno, egli dovette constatare, con sua non piccola sorpresa e mortificazione, che seppure ancora conservava qualche vaga e confusa memoria dell’impianto generale della sua Visione, tuttavia, eccetto alcuni pochi versi e altre immagini sparse – otto o dieci –, il resto era scivolato via come accade alle immagini sulla superficie di uno stagno, quando ci si butta dentro un sasso”. A causa di quella visita sciagurata e inattesa, di tutto il vasto edificio del Poema, restano appena poche righe.
Jorge Luis Borges, che ha reso celebre questo racconto, si è soffermato sulla straordinaria similitudine tra il sogno che pare abbia ispirato, a Kubla Khan, il disegno del Palazzo, e l’altro sogno, che ispirò a Coleridge il suo Kubla Khan. Noi, posteri più che diffidenti, invece ci interroghiamo: ci fu un incidente, un caso malaugurato, una cattiva sorte, un importuno, che impedì a Kubla di portare a termine la costruzione di Xanadu – in modo che questa simmetria fosse completa?
Per la verità, un’altra, più prosaica domanda, si impone: chi fu quel rompiscatole al quale la Poesia deve una perdita così irreparabile? E poi: per quale eccesso di affettata Gentilezza, Coleridge interruppe il suo lavoro, e lo seguì, invece di mandarlo subito al diavolo?
“Sopportare pazientemente le persone moleste”: è, secondo il Catechismo dei Cattolici, la sesta delle sette Opere di Misericordia Spirituale che il fedele è tenuto a espletare diuturnamente.
[dalla Fantaenciclopedia, voce: “Moralità Leggendarie”]
[in copertina: Il Disperato, di Gustave Courbet]