Non mancano, nella filmografia di Gary Cooper, i detour nel “Fantastico”: sono però le sue prove d’attore meno note, almeno in Italia. Sogno di prigioniero (Peter Ibbetson,1935), diretto da Henry Hathaway, incantò i surrealisti, che lo lessero come il trionfo di un totale e sconfinato “Amor Fou”: Gary, un prestante architetto, uccide per legittima difesa il marito della donna che ama (Ann Harding), e viene condannato all’ergastolo. Nonostante l’uomo ormai si consumi nel carcere, adagiato su un lercio pagliericcio, in perenne sciopero della fame, i due potenziali adulteri continuano a frequentarsi, a abbracciarsi e a baciarsi “in Sogno” per decine d’anni. Moriranno nello stesso giorno, dopo essersi “sognati” un’ultima volta, belli, giovani e profumati come al momento del loro primo incontro. Un “Amore che il mondo non può contenere, che trascende la Vita e la Morte stessa”, diceva la pubblicità. Luis Buñuel, mai tenero con Hollywood, giudicava Sogno di prigioniero “uno dei dieci migliori film del mondo”. Il trailer può forse dare l’idea della magia di quest’opera:
Ancora più sconosciuto per il pubblico italiano è questo Alice nel Paese delle Meraviglie (Alice in Wonderland) del 1933, diretto da Norman Z, McLeod, e prodotto dalla Paramount con un cast irripetibile e stellare. Gary Cooper qui interpreta il “Cavaliere Bianco”, e deve essersi divertito moltissimo nella parte, perché appariva nasuto e imbruttito proprio per non farsi riconoscere, D’altronde, nello stesso film, Cary Grant impersonava una Tartaruga, e non si toglieva mai la maschera dal viso.