I- Agostinho Barbosa (1590-1649), portoghese, divenne un celebre giureconsulto grazie alla provvidenziale lettura d’un libro smarrito.
Conduceva a Roma una vita poverissima, quando, con i suoi ultimi soldi, fece comprare un pesce al mercato. Il pescivendolo glielo consegnò a casa, incartato. Aperto l’involucro che avviluppava la sua cena, Barbosa costatò che era composto di pagine vergate a inchiostro, e le righe risolvevano con molta sagacia una annosa questione di diritto canonico. Incuriosito, raggiunse il mercato del pesce e recuperò il resto del manoscritto. Per buona sorte, dice il Waree, all’opera integrale mancavano solo cinque o sei fogli. Si vede che era stata una giornata assai fiacca per le vendite. Non s’era di Quaresima, evidentemente.
Il testo recuperato, fu poi edito con la firma e le note di Barbosa col titolo De Officio Episcopi, e gli assicurò una fama imperitura, una cospicua carriera negli uffici ecclesiastici e più tardi, probabilmente, anche la carica di Vescovo di Ugento, nel Salento.
II- L’erudito Octave Delepierre (che si firmò con lo pseudonimo di Onésyme Durocher), in un capitolo della sua comunicazione intitolata: De la Bibliophagie, ricorda con piacere “il pesce nel cui corpo fu trovato, a Cambridge, durante l’estate del 1626, un libro in 12°, che fu poi ripubblicato, sulla base dell’esemplare ingerito da quel merluzzo, col titolo Vox Piscis, or: the Book-Fish”.
Il volume fu portato, come una grande curiosità, al Vice-Cancelliere dell’Ateneo locale, il quale fece nettare accuratamente tutte le pagine, trovando ch’esse contenevano tre o quattro trattati attribuibili a un certo “John Frith”. John Frith, se davvero dobbiamo a lui quell’opera, fu un riformatore protestante del XVI secolo, noto soprattutto perché fu abbrustolito sul rogo. Una delle dissertazioni recuperate tra le sozzure del merluzzo sviscerato preparava il credente al martirio della Croce.
Delepierre cataloga il Vox Piscis in quella che Giovanni Carolo Corrado Oerlichs ha felicemente denominato “La Biblioteca di Nettuno”: ossia la miriade di volumi, anche rarissimi, anche in copia unica, che a vario titolo sono stati “inghiottiti dai flutti marini”, per finire vittime e prede “delle mascelle dei pesci”. Il primato tra questi Libri Inabissati, pare spetti alle assai numerose edizioni della Bibbia.
[vedi: Onésyme Durocher (Octave Delepierre), “De la Bibliophagie”, in Miscellanies of the Philobiblon Society, vol. X, pp. 13-4. Si consulti, pure, Vox Piscis, or: the Book-Fish, contayning three treatises which were found in the belly of a cod-fish in Cambridge Market, on Midsummer Eve last, anno domini 1626, London : James Boler and Robert Milbourne, 1627 (all’interno del quale segnalo questi titoli: “Præparatio Crucem or Of the Preparation to the Cross”; “A Lettre which was Written to the Faithfull Followers of Christes Gospell”, “A Mirror, or, Glasse to know thyselfe”). Rimando inoltre alla lettura, sul medesimo argomento, di Admirable Curiosities, scritto da Robert Burton e Fuller (in The Worthies of England), e a Johann Carl Conrad Oerlichs, Dissertatio de Bibliotheca Neptuni et aliis rebus litterariis, Berlin : Rudiger, 1760, due testi che consiglio vivamente ai lettori del presente sito]
[in copertina: Sant’Antonio predica al pesce, di Arnold-Böcklin]