I- Uno dei misteri dell’Amore: perché l’amato, o l’amata, anche se non l’amano, sottopongono ugualmente l’Amante a una “Prova d’Amore”? Tutto ciò, allo scopo, che l’Amante si convinca di non meritarli, di non essere alla loro altezza? Affinché, se perde la scommessa o l’ordalia, verrà acclarato che il loro spasimante non li ama abbastanza e quindi è lecito angariarlo? .
Racconta Stendhal: “conoscete l’aneddoto di quel poeta che aveva offeso la sua donna; dopo due anni di disperazione, ella si degnò alla fine di rispondere ai suoi numerosi messaggi, e gli fece sapere che, se egli si fosse fatto strappare un’unghia e gliel’avesse fatta portare da cinquanta cavalieri innamorati e fedeli, forse gli avrebbe perdonato. Il poeta accettò, trovò i cavalieri (forse la cosa più difficile), organizzò il corteo e con quello si mosse, mentre, “coperto dalla livrea del pentimento seguiva la propria unghia da lontano”. La cerimonia commosse l’amata: così la storia ebbe un lieto fine.
Riferisce poi Brantôme (Les Vies des Dames Galantes) che Monsieur de Lorge, valente e rinomato capitano della fanteria, per compiacere la sua bella amante penetrò in un recinto di leoni che combattevano tra loro. Il brutale spettacolo circense era offerto da Francesco I alla sua corte. La dama, per mettere alla prova l’audacia e i sentimenti di de Lorge, gettò un suo guanto tra le fiere e implorò il capitano di recuperarlo. L’eroe entrò nella gabbia spada alla mano, affrontò i leoni, prese il guanto, uscì tranquillo dal pericolo. L’amante era in visibilio: ma Monsieur de Lorge, avutala a tiro, le scagliò il guanto sul naso, voltò i tacchi, e sparì dalla vita di quella sconsiderata.
Leggiamo nei Frammenti di un Discorso Amoroso di Roland Barthes, infine, questo apologo assolutamente veritiero: «Un mandarino era innamorato di una cortigiana. “Sarò vostra, – disse lei –, solo quando voi avrete passato cento notti seduto su uno sgabello, nel mio giardino, sotto la mia finestra”. Ma, alla novantanovesima notte, il mandarino si alzò, prese il suo sgabello sotto il braccio e se ne andò».
II- L’Innamorato si compiace di imprese prodighe, dissipatrici, perché l’Amore appunto per essere creduto “vero” esige l’Esibizionismo del Delirio.
In Brasile – lo apprendiamo dal Livre des Bizarres – l’infatuazione suggerì a un milionario che lucrava su vasti possedimenti d’entroterra – un tale Joao Fernandez de Oliveira –, di onorare la propria amante, una schiava mulatta, con un dono possibilmente immortale: “Le fece costruire un lago immenso, perché la donna non aveva mai visto il mare”.
Questo “Mare Mulatto” probabilmente esiste ancora da qualche parte del Brasile, ed è uno dei “Luoghi fantastici” della Terra.
III- Con-sentire, è parola chiave dell’Amore. Consentire all’altro ciò che a nessuno mai. Dare il proprio con-senso. Essere con-senziente. “Quel che c’è di fastidioso nell’amore è che è un delitto in cui non si può fare a meno di un complice”, annota Baudelaire. Giusto: ma valido solo se l’amore è corrisposto. Diversamente si macera l’innamorato segreto: l’amore nel suo caso è un delitto di cui lui stesso è l’unica vittima designata. E spesso, ne muore.
Il “primo amore”, infatti, può avere anche esiti tragici.
In questi casi, la verità è talvolta semplice: il timore d’ogni rifiuto, e di ogni tipo di dissidio, compreso il più elementare, mette in pericolo la vita dell’innamorato, perennemente pronto a sacrificarsi sull’Altare della Timidezza:
“Sulla fine del 1810” – racconta Stendhal – “si parlava molto, a Bordeaux, di un giovane dalla figura elegantissima che, per amore, si era fatto saltare le cervella. Non aveva motivo alcuno di gelosia; vedeva ogni sera la fanciulla amata, ma si era sempre guardato dal rivelarle la sua passione. Tutto questo risultava chiaramente dalla lettera che lasciò sulla scrivania. La morte gli era sembrata meno penosa di una dichiarazione d’amore. Tutta la città rise di questo evento che, a prima vista, sembrava il meno adatto a suscitare l’ilarità”.
Il fatto è, e il grande scrittore lo sa benissimo per personale tentazione, che ci si uccide spesso per “pudore”. Molti suicidi per Amore sono in realtà suicidi per pudore. Confessa Stendhal: “Quasi quasi mi brucerei le cervella piuttosto che dire a una donna, che forse mi ama, che l’amo […]. Capisco benissimo quei giovani amanti tedeschi che anziché fuggire insieme preferiscono avvelenarsi in un bicchiere di limonata”.
Ci sono poi motivi ancora più pragmatici, per lasciare la vita piuttosto che intrecciare una relazione duratura: “Certe volte” – sostiene Stendhal –, spararsi “richiede minore attività che non il rapire la donna amata, condurla in un paese straniero e farla vivere col proprio lavoro”.
Kierkegaard (si veda La ripetizione, e quel suo scritto che fu poi chiamato Diario d’un seduttore), avrebbe forse trovato avrebbe trovato un’altra spiegazione a questa pratica autolesionistica: l’amore talvolta è così “concreto” che non si sa come sfuggirgli; si è impreparati. Si ama il nostro stato d’Innamorati, ma si detestano i doveri che ne conseguono. Non le formalità del matrimonio: ma proprio la convivenza, l’intimità, l’unione delle carni, la morte dell’immaginazione erotica, ecc., ecc….
Secondo la versione di Kafka, immaginaria e al tempo stesso autobiografica, è il narcisismo degli innamorati a dettare legge in certe scelte: “A. non poteva vivere d’accordo con G., e nemmeno separarsene, per cui si uccise, voleva in tal modo conciliare l’inconciliabile, cioè intrecciare un idillio con se stesso” [cito da: “Gli otto quaderni in ottavo”, III].
IV- Narra ancora Stendhal, scienziato dell’Amore: appreso che un innamorato, senza mai essersi dichiarato, s’era ucciso per lei, una fanciulla tedesca esclamò: “Oh, mio Dio! perché non me l’ha detto! Non avrei mai pensato che mi amasse. Anzi, se aveva una scortesia da fare, la faceva sempre a me” ».
Un Misogino potrebbe commentare: in quel “Perché non me l’ha detto?” rifulge una sapienza antica, istintuale nella Femmina. Una fanciulla avveduta sa sempre come tenere in vita un innamorato, anche se lo detesta, anche se lo trova ripugnante; quindi, anche senza dargli la minima speranza. Purché sia coinvolta nel gioco dell’amore, una ragazza sa come si fa: cioè come si respinge e si attira uno spasimante che ha minacciato di uccidersi per lei. Non tollera invece le pene d’un innamorato non-dichiarato, che poi per colmo d’infingardaggine si suicida veramente con un esecrando sotterfugio. Ne scaturisce una nausea, più che una delusione: la stessa che prende una fanciulla quando viene a sapere che c’è qualcuno che si “tocca”, pensando a lei.
V- Delizioso acquerello Orientale: Ai-ai-gasa significa propriamente “due innamorati”, ed è espressione corrente tra i Giapponesi; ma il segno e la parola corrispondenti vogliono in effetti significare “due sotto un ombrello”.
Un salto in Occidente: “l’innamorato”, dice Roland Barthes, “potrebbe definirsi un bambino con il membro eretto: tale era il giovane Eros”.
Da un meridiano all’altro, l’acquerello è diventato uno scarlatto e corrusco affresco pompeiano.