Qualche anno fa dalle pagine del Grifo, la splendida rivista di “letteratura disegnata” diretta da Vincenzo Mollica, indirizzai una lettera aperta a Romano Scarpa perché facesse ritornare Bip-Bip dalla Dimensione Delta, e lo affiancasse di nuovo a Topolino in qualcuna delle sue meravigliose avventure.
Atomino è stato il primo personaggio inventato di sana pianta per l’universo Disney da Scarpa, genio assoluto del fumetto e dell’animazione; seguirono poi altre creazioni e creature che vivono tutt’ora: Trudy fidanzata di Gambadilegno, Brigitta spasimante di Paperone, Gancetto, Filo Sganga…; ma nacquero dalla sua matita anche Codino cavalluccio marino, il poco valorizzato Junius Pecunius, ecc., ecc…
Romano, che a quei tempi era ancora prolifico e in attività, e che mi onorava della sua amicizia, mi rispose col consueto garbo che quel ritorno “da protagonista” non era più possibile, per le ragioni che ho esposto in questo articolo…
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Volevo dire: io Atomino non l’ho più visto. Non avrei mai pensato che, per ritrovarlo, sarei salito sul gradino più alto della collezione, rovistato tra i vecchi giornaletti, preso un Topolino smagliante in copertina di rosso-rubino, sbirciato una data da “Ritorno al futuro” (4 giugno 1961), e infine letto, come una lettera sbiadita dappertutto, tranne che nella memoria, il suo ultimo commiato: “Il dottor Enigm ha bisogno della mia opera di assistente per il suo nuovo Fantastrone ad aria solida…Bip-bip, Arrivederci, Topolino!”.
“Chissà se lo rivedrò…”, pensa il Topo. E poi parte, senza rimpianti, per il “Favoloso regno di Scian-Grillà”. No, non lo rivedrà, non lo abbiamo più rivisto.
E detestiamo le obiezioni filologiche: che sarebbe riapparso nel ‘65, in una storia breve di Gancio il Dritto, oppure: “Ma sì, qualche volta l’ha designato persino il giovane De Vita [e in tempi più recenti, l’ha riproposto Casty], sempre su Topolino… Quisquilie. L’Atomino che ammiriamo e che ci manca è quello classico che Romano Scarpa ha inventato, sceneggiato e disegnato tra il ’59 e il ’61, quello di “Topolino e la Dimensione Delta”, delle “Sorgenti mongole”, della hitchcokiana “Collana Chiricawa”, del “Bip-Bip 15” e de “L’imperatore della Calidornia”.
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Subiamo il trauma di un’assenza. Atomino Bip-Bip, il primo personaggio made in Italy donato da Scarpa all’onnifago Disney, la risposta veneziana a Eta Beta, non c’è più. Così, resta impossibile parlarne con qualche amico più giovane, con qualche ragazzino d’oggi, che magari sa tutto di computer e basic language, ma niente o quasi del “flusso mesonico” (lo spruzzo con cui Bip-Bip trasforma la materia) e addirittura nulla del “Bambatrone” (la portentosa macchina che cattura e ingrandisce gli atomi fino alle dimensioni di uno scolaro di quinta elementare). Mai più, vorrei dire, ci si ferma a commentare con qualcuno: “Vista, l’ultima avventura di Atomino? Grande!” No, Misery tiri pure le cuoia: è Atomino che “non deve morire”!
Chi è Bip-Bip? È un vero “atomo” in carne ed ossa, ossia nucleo e saturniche ellissi d’elettroni intorno alla testa sveglia, elettrica, energetica. Si nutre di corrente a 260 volt. Al ristorante si sazia direttamente con la presa di corrente, e poi, educato, si netta le labbrucce con il tovagliolo. Sprizza ottimismo, onestà e intelligenza. Non si allarmi chi s’è nutrito di cultura “antinucleare”. Atomino non ha niente a che vedere con Hiroshima e Chernobyl, non è l’atomo fuggente, instabile o esplosivo. La soluzione di Romano Scarpa è semplice e geniale: Bip-Bip non è radioattivo. È proprio il minuscolo componente della stragrande maggioranza degli elementi, il piccolo, innocuo atomo dei presocratici, “corporeo, invisibile e indivisibile”. Non si fissa, non collassa, non si bombarda: è in tutto e per tutto una piccola “persona”. Un ragazzino. Dovrebbe essere immortalato a simbolo dei pacifisti. Proprio mentre il cinema e il fumetto americano, in piena guerra fredda, propagandavano l’incubo radioattivo e l’equilibrio del terrore (basti pensare al Mostro del pianeta perduto di Roger Corman) Scarpa era già oltre nel futuro, strizzava l’occhio all’energia pulita, alla fusione fredda dei due faramboloni Fleischmann e Pons, e ci riconciliava col nostro distruttore.
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Romano Scarpa adesso [1992] si cruccia: già, “ma è un atomo di cosa, Atomino Bip-Bip?”. Non lo sa. Non se lo è mai chiesto prima. Sa, invece, perché lo ha emarginato e perché lo ha confinato, come un mito, tra i più grandi desaparecidos dei fumetti: non riusciva a trovargli un antagonista degno. Bip-Bip era imbattibile, aveva poteri irresistibili. Nietzsche, che se ne intendeva, lo aveva già intuito: il vero Superuomo sarebbe stato un Bambino.
Ma adesso, come tutti i superuomini (Chesterton insegna), si deve annoiare a morte nel suo mondo perfettissimo. Cos’altro infatti è la “Dimensione Delta”, se non uno sterminato Aldilà in cui tutto è possibile e, proprio per questo, nulla succede? “Qui il tempo non esiste! Non è un mondo meraviglioso?”, si entusiasma il dottor Enigm. “Beh, se vogliamo, anche un pochettino squallido”, risponde Topolino.
In questo sconfinato paradiso, invisibile scorazza da 30 anni Atomino Bip-Bip. Come un gioioso monacello, anzi come un “Santino”, con la sua bella aureola d’elettroni. Ma, siamo convinti, ha una tremenda nostalgia di Topolinia, nonché del grande teatro e trambusto della Terra.
Perciò: torna, Atomino! E non solo per noi: Fallo per te stesso!
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disegnato appositamente per Il Grifo da Romano Scarpa nel 1992