Se si scorre la filmografia di Bob Clampett, si resta allibiti per il numero di cartoni “straordinari”, “eccelsi”, o semplicemente vertiginosi e “scatenati” che è riuscito a realizzare nell’arco di soli quindici anni di lavoro (1931-1945) presso la mitica “Termite Terrace” della Warner Bros. Suoi compagni d’avventura furono, all’epoca, giganti del calibro di Frank Tashlin, Fritz Freleng o Chuck Jones, e suo maestro fu indubbiamente Tex Avery, di poco più anziano, ma che insegnò a lui come agli altri colleghi che tutto, ma davvero tutto, è sempre possibile, in un cartone, e che qualsiasi autocensura nuoce gravemente alla Fantasia e alla Comicità.
A Clampett dobbiamo il personaggio (il carattere, e la figura vagamente mostruosa) di Tweety, il canarino covato nel 1942 che poi sarà l’oggetto del desiderio di Silvestro, e altre meravigliose invenzioni che dimostrano un livello autoriale e persino una “formazione artistica” del tutto differente da quella degli altri geniali animatori dello Studio.
Lo dimostra, a esempio, questo Porky in Wackyland (Porky in Strambilandia, del 1938!) che riscatta le ripetitive fantasticherie “daliniane” dimostrando che solo il Cinema, nelle sue più alte espressioni, può dirsi e farsi effettivamente e oggettivamente “surrealista”:
[in copertina: un frame da The Great Piggy Bank Robbery (1946), diretto da Robert Clampett]